Giacomo Leopardi – Il pensiero e il Novecento, il lascito del poeta, filosofo e scrittore

Giacomo Leopardi

Il pensiero e il Novecento

Oggi è il 225° anniversario della nascita dello scrittore Giacomo Leopardi (29 giugno 1798), lo ricorda anche Google con un Doodle, in Italia è possibile trovare tanti approfondimenti e analisi dell’opera e del pensiero di Leopardi, di facile accessibilità è l’archivio di Rai Cultura e RaiPlay dove è possibile reperire documentari per tutti coloro che vogliono scoprire o approfondire il lascito del poeta, filosofo e scrittore.

*Di seguito un breve estratto da:
Il pensiero di Leopardi e il Novecento di Giulio Ferroni,
critico letterario, storico della letteratura e saggista italiano

Leopardi ha suscitato una grande attenzione quasi una sorta di scoperta nel corso del Novecento a partire dall’edizione dello Zibaldone che apparve proprio alla fine del secolo precedente tra il 1898 e il 1900, proprio dietro sollecitazione di un grande amante di Leopardi ovvero Giosuè Carducci, e uscì appunto questa edizione che prima non era nota.

lo Zibaldone è un quadernone una serie di fogli che Leopardi nel corso della sua esistenza, tra il 1817 e il 1832 compilava talvolta in modo quasi quotidiano con riflessioni di ogni tipo nell’orizzonte più diverso e riflessioni anche poetiche. Da questo Zibaldone si estrae proprio questa ricchissima filosofia di Leopardi che d’altra parte era già in atto nelle opere da lui pubblicate tra tutte soprattutto nelle operette morali e nella tua stessa poesia, tanto è vero che uno studioso contemporaneo Antonio Prete ha parlato del pensiero poetante per il pensiero di Leopardi.

Pensiero non Sistematico che si esprime attraverso delle brevi annotazioni, con degli aforismi, delle riflessioni brevi, qualche volta delle riflessioni più complesse, il pensiero che non fa riferimento ad un sistema, come accadeva nella tradizione della grande filosofia occidentale. Ma che tanto più ha interessato la contemporaneità Il Novecento è ancora noi oggi nel XXI secolo

proprio perché attraverso la sua non sistematicità tocca dei nodi essenziali del nostro rapporto con la vita, col mondo, con la natura

in fondo si potrebbe dire semplificando al massimo che tutto il pensiero di Leopardi si evolve e cambia natura, ha degli aspetti contraddittori, ma contraddittoria è la stessa natua umana. Si potrebbe dire che questo pensiero si è articolato intorno a due grosse termiche sono la ragione da una parte la natura dall’altra in un primo momento questo pensiero considera la natura come qualche cosa di positivo che viene contraddetto dalla razionalità, della vita quotidiana, dalla vita contemporanea per cui mitizza il mondo antico dove c’era un rapporto originario intenso con la natura, rapporto che con la modernità si è andato perdendo.

L’aderenza alla natura come elemento di civiltà, però scopre presto che questa aderenza alla natura è possibile solo ignorando la vera natura, del vero carattere della natura e quindi in un certo senso comincia a spostarsi da questo valore dell’orizzonte naturale e comincia verificando l’esperienza della propria esistenza del proprio dolore, inizia a sentire sempre più la natura come qualcosa di estraneo di nemico che non parla all’uomo contemporaneo ma non ha mai parlato forse all’esistenza concreta del delle persone e se gli antichi vivevano attraverso le illusioni che nascondevano la realtà della natura e perciò da questo punto di vista si potevano attingere a valori concreti alla felicità, forse nel mondo contemporaneo la cosa è sempre più difficile sempre più impossibile. Proprio perché le illusioni non hanno più corpo, perché la ragione smaschera queste illusioni mostra la loro inconsistenza è tutto il pensiero di Leopardi si svolge in una interrogazione del sentimento e della ragione in rapporto con l’esistenza, soprattutto il rapporto tra piacere e dolore per esempio quella che lui stesso ha chiamato: la mia teoria del piacere.

L’Indagine delle condizioni della conoscenza e delle condizioni del sentimento per questo Leopardi si collega al grande materialismo e al sensismo della cultura della filosofia del secolo precedente della filosofia del Settecento e utilizza elementi e momenti del sensismo. Il senso della natura meccanica del movimento dell’universo, la sua estraneità totale, la soggettività umana.

Ma partendo da questo Indaga proprio sulla funzione dei sentimenti è l’elemento essenziale per esempio nella sua teoria del piacere è la riflessione sul desiderio, il piacere non si realizza mai, ma in un certo senso ha campo soltanto nel desiderio, soltanto quando si attende qualcosa che però non si realizza.

C’è una celebre poesia di Leopardi che tocca proprio questo tema Il sabato del villaggio dove appunto Il piacere è dato soltanto nell’attesa della festa, che poi la festa in realtà è deludente. L’altro elemento importante: la riflessione sul dolore, Il dolore è un elemento costante dell’esistenza umana e i momenti di tranquillità di pacatezza vengono dati soltanto dalla sospensione del dolore e questo per esempio è incarnato ancora in un canto famoso La quiete dopo la tempesta, (dove la quiete dopo la tempesta rappresenta dal momento di quiete e di dolcezza della vita proprio perché si è scampati dal pericolo della tempesta).

Il pensiero di Leopardi che parte da un’analisi della soggettività, si è poi confrontato all’alterità della natura in tutto il suo pensiero, è un’interrogazione sul rapporto dell’esperienza umana del soggetto umano sulla ricerca di felicità di piacere che è un dato incommensurabile, assolutamente necessario e insuperabile della vita umana. Con l’impossibilità della realizzazione di questo piacere e con l’alterità totale della natura, con il male che abita proprio le forme stesse della natura.

Il segno del nulla è la riflessione di leopardi e come hanno mostrato poi tanti filosofi contemporanei è una riflessione sul nulla, tanto è vero che da alcuni punti di vista la sua filosofia è stata ricondotta al nichilismo. Uno dei maggiori filosofi come Emanuele Severino ha insistito proprio su questo sguardo al nulla, che lo mette in rapporto tra l’altro con alcuni filosofi successivi a Leopardi ma determinanti anche per capire la sua filosofia, come Nietzsche.

Io penso e molti come che Leopardi tende a superare un vero e proprio nichilismo e qui bisogna farea attenzione all’ultima fase della vita e della poesia di Leopardi dove rispetto all’ostilità totale del nulla:

A se stesso (breve estratto)

Omai disprezza
Te, la natura, il brutto Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l’infinita vanità del tutto.

Come dice in una bellissima poesia A se stesso rispetto a questo c’è un elemento di resistenza data dal valore della comunità umana, al valore della fragilità umana, e del rapporto degli uomini e le donne confederati, per resistere all’ostilità della natura. La necessità quindi di creare attraverso la civiltà dei rimedi alla falsità delle ideologie e all’ostilità della natura, questa ricerca di rimedi umani è una cosa di cui abbiamo essenziale, necessità ancora oggi.

Tanto più oggi nelle crisi che la nostra cultura sta attraversando c’è bisogno di andare al di là degli schemi delle ideologie e di riconosce il valore della solidarietà per la fraternità umana,

quindi proprio di fronte all’ostilità della natura al nulla che impera, secondo Leopardi nell’esperienza ostile del mondo che non riusciremo mai a comprendere fino in fondo nonostante tutti le illusioni dei movimenti politici, delle ideologie e della dominio della Tecnica.

*fonte
@raiscuola.rai.it/letteraturaitaliana/articoli/2021/01/Il-pensiero-di-Leopardi-e-il-Novecento-70d274ae-468b-48a0-b33e-7573962614df.html

Sito ufficiale FB @casaleopardirecanati (immagine di copertina)