Il Deserto dei Tartari – il film, il romanzo legati al destino di un uomo, lo scrittore Dino Buzzati

Il Deserto dei Tartari

il film, il romanzo legati al destino di un uomo,
lo scrittore

Dino Buzzati

Attesa, inutilità. La morte.
Vivi, tutto purché sia vita!

Il tenente Giovan Battista Drogo, di fresca nomina, viene assegnato alla fortezza Bastiani, un avamposto ai confini dell’impero che si trova dinanzi al deserto anticamente abitato dai Tartari. Giunto a destinazione Drogo avverte come ogni militare, dal soldato ai più alti gradi, l’attesa dell’arrivo del nemico proprio da quella direzione e quanto la vita dell’intera guarnigione dipenda da quell’attesa. Drogo cerca di farsi trasferire ma l’atmosfera che regna nella fortezza finisce con l’affascinarlo e a impedirgli di andarsene.

immagine da Il Deserto dei Tartari Jacques Perrin: Sottotenente Giovanni Drogo

Il romanzo omonimo di Dino Buzzati (edito nel 1940) aveva attratto da subito più di uno sceneggiatore e regista ma tutti avevano finito con l’arrendersi dinanzi alla difficoltà dell’ambientazione storica. Perché lo scrittore situa la vicenda in una dimensione atemporale e la stessa Fortezza Bastiani può essere considerata un luogo non identificabile.

*Dall’esperienza dello scrittore nella redazione del Corriere della sera, tra il 1933 e il 1939, prende forma la Fortezza Bastiani.

Situata ai limiti del deserto e immersa nell’immobilità, rappresenta la perfetta metafora della “Fortezza di via Solferino“, dove Buzzati trascorreva notti intere pesanti e monotone, in attesa di ricevere la notizia su cui scrivere. Mesi e anni passati chiedendosi se l’occasione della vita sarebbe mai arrivata, mentre il tempo fuggiva inesorabilmente.

La scrittura del Deserto diventa così lo specchio romanzesco della sua vita: la storia del protagonista Giovanni Drogo rappresenta per lui una “sintesi della sorte dell’uomo sulla Terra“, un racconto “del destino dell’uomo medio” in attesa di “un’ora di gloria che continua ad allontanarsi“, fino alla vecchiaia in cui si renderà conto “che questa sua aspirazione è andata buca“.

immagine da Il Deserto dei Tartari – Giuliano Gemma: Magg. Matis

All’interno di una cartella con la scritta in pennarello verde “Deserto film e altri film“, è stato ritrovato il trattamento cinematografico de Il deserto dei Tartari: un documento di 46 pagine, come gli appunti pubblicati per la prima volta all’interno della nuova edizione del romanzo, che mostra come l’autore immaginava il film.

Purtroppo la trasposizione della storia di Giovanni Drogo e della Fortezza Bastiani ebbe una gestazione lunga e complessa. Inizialmente, molti erano interessati a far rivivere l’opera di Buzzati sul grande schermo: da Michelangelo Antonioni ad Alain Delon, passando per Vittorio Gassman, che nel settembre del ’55 chiese un incontro all’autore per presentargli il suo soggetto.

immagine da Il Deserto dei Tartari – Helmut Griem: Tenente Simeon

Ma l’attore non ebbe fortuna: il produttore Carlo Ponti si disseincerto circa un esito spettacolare, e in parole povere, spaventato dalla difficoltà dell’impresa“, rivelandosi così uno dei primi – poi diventati numerosi – a lasciar cadere l’idea.

Nel 1963 il libro esce in Francia in edizione tascabile e sarà Jacques Perrin a rilanciare l’idea del film. La collocazione storica viene fissata alla fine dell’Ottocento con una forte connotazione di eleganza e rigidità austro-ungarica che la famiglia Buzzati-Traverso aveva ben conosciuto. ( Il luogo è la fortezza di Barn nel sud dell’Iran, oggi distrutta dal terremoto del 2003)

Gassman prese parte al film, interpretando il colonnello Filimore nella trasposizione di Valerio Zurlini. Ma la pellicola uscì nelle sale nel 1976, a ormai quattro anni dalla scomparsa di Dino Buzzati.

immagine da Il Deserto dei Tartari – Max von Sydow: Capitano Ortiz

**Nicola Bultrini, poeta e giornalista, spiega: Nella Fortezza si consuma una routine militare assolutamente grigia apparentemente priva di significato e ne sono protagonisti tutti gli altri abitanti della fortezza, tutti gli altri militari. Tutti che si dicono lì precari, eppure tutti che vogliono rimanere c’è una mania, c’è una una sorta di vizio che prende nelle Mura della fortezza ed è quella aspettativa che qualcosa possa e debba accadere è che quando questo qualcosa dovesse accadere bisogna esserci.
Giovanni Drogo è giovane pensa di avere tutta la vita davanti si sente pieno di energie è disposto ad abbandonarsi a questa attesa perché pensa di non perdere nulla; in realtà la vita civile scorre la vita normale scorre al di fuori delle Mura della fortezza, ma lui sembra non accorgersene perché diventa molto potente in lui il significato di questa attesa.
Il senso dell’attesa è un elemento fondamentale in tutta l’opera di Buzzati è l’attesa in tutte le sue declinazioni: l’attesa del grande amore, della grande avventura, l’attesa della morte. In realtà è in attesa del proprio destino o meglio ancora è l’attesa del senso del proprio destino.

Il deserto dei tartari è un luogo sicuramente misterioso imperscrutabile ma tutti i soldati che sono nella Fortezza avverto che lì qualcosa deve accadere. Una frase molto bella del romanzo è quella riferita al: verrà dal nord la fortuna, l’ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno e questo è un principio fondamentale perché è ciò in cui loro credono e quello che li spinge ad attaccarsi a questo luogo.

La Fortezza che è un luogo come abbiamo detto all’inizio privo di significato, è assolutamente antieroico non ha niente di bello, non è epica se vogliamo, ma l’epica la compiono loro in questa prospettiva amplissima che dura tanto tempo in questa attesa di un significato che va oltre anche l’evento singolo, come può essere la morte del tenente Angustina.

Il paradosso del romanzo è che alla fine dopo 30 anni di vita nella Fortezza, Giovanni Drogo è malato e vecchio e deve abbandonare la fortezza e morirà da solo in una Locanda subito fuori dalla dalla linea di confine, in quel momento in realtà arrivano i Tartari. Si sta avvicinando il nemico terribile, sta accadendo davvero quello che per tanti anni tutti gli abitanti/militari della fortezza aspettato. Stranamente però non c’è delusione in Giovanni Drogo è sereno, si può interpretare questo come il fatto che lui stia affrontando la sua vera battaglia, cioè quella con la morte in realtà lui si sta abbandonando al mistero e capisce che il senso della sua esistenza è stat proprio questa attesa, per prepararsi ad abbandonarsi finalmente al mistero, che non è il nulla, è un qualcosa che esiste che è tutto da scoprire.

immagine da Il Deserto dei Tartari – Vittorio Gassman: Colonnello Conte Giovanbattista Filimore e Jacques Perrin: Sottotenente Giovanni Drogo

Ennio Morricone ha composto la colonna sonora del film, all’interno c’è la traccia ”La casa e la giovinezza” per pianoforte eseguito da Alberto Pomeranz. La colonna sonora si apre con un brano per organo eseguito da Giorgio Carnini con orchestra, creando l’atmosfera musicale del film.

Tracklist

1 Il Deserto Come Estasi
2 Proposta
3 Minaccia Continua
4 Il Deserto Come Minaccia
5 Un Cavaliere All’Orizzonte
6 La Casa E La Giovinezza
7 Una Fortezza Su Una Frontiera Morta
8 Stillicidio
9 Caccia Al Cinghiale
10 Le Stagioni, Gli Anni…
11 Il Deserto Come Poesia Della Fine
12 Il Cavallo Bianco Dei Tartari
13 La Cena Degli Ufficiali
14 Marcia Nella Tormenta 2
15 La Vestizione E L’Addio

Cast: Jacques Perrin: Sottotenente Giovanni Drogo, Vittorio Gassman: Colonnello Conte Giovanbattista Filimore, Giuliano Gemma: Magg. Matis, Helmut Griem: Tenente Simeon, Philippe Noiret: il generale, Fernando Rey: Tenente Colonnello Nathanson, Laurent Terzieff: Tenente Pietro Von Hamerling, Max von Sydow: Capitano Ortiz, Jean-Louis Trintignant: Maggiore medico Rovine, Giuseppe Pambieri: Tenente Rathenau Francisco Rabal: Maresciallo Tronk, Giovanni Attanasio: Swartz, Jean-Pierre Clairin: Maude
Manfred Freyberger: caporale, Lilla Brignone: madre di Drogo, Shaban Golchin Honaz: soldato Lazare

Regia Valerio Zurlini, Soggetto Dino Buzzati (romanzo), Sceneggiatura André-Georges Brunelin
Produttore Michelle De Broca, Jacques Perrin, Giorgio Salvaggi

Fotografia Luciano Tovoli, Montaggio Franco Arcalli, Raimondo Crociani, Musiche Ennio Morricone
Scenografia Giancarlo Bartolini Salimbeni, Costumi Giancarlo Bartolini Salimbeni

Biografia: Dino Buzzati nasce il 16 ottobre 1906 nella villa di famiglia presso San Pellegrino, località alle porte della città di Belluno. Il padre è Giulio Cesare Antonio Buzzati Traverso, celebre giurista veneziano. È il terzo di quattro fratelli. Dopo la morte del padre, a quattordici anni, Buzzati si iscrive al liceo Parini, dove conosce Arturo Brambilla (filologo, latinista e professore italiano), che in seguito diventa il suo migliore amico. Terminati gli studi superiori, Buzzati si iscrive a giurisprudenza per assecondare le volontà della famiglia. Nel 1928 inizia a lavorare come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, e infine inviato. Nel 1933 esce il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale segue dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere vengono tratti film: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993. Nel 1940 Buzzati pubblica il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, scritto l’anno precedente, dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trae il film omonimo.

In quegli anni Buzzati comincia a dedicarsi ai racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Accanto all’attività narrativa, Buzzati continua la sua attività di giornalista: quando esce il libro Il deserto dei Tartari è inviato di guerra ad Addis Abeba per il Corriere. Nel 1946 Buzzati cambia editore passando a Mondadori. Nel 1949 è inviato dal Corriere al seguito del Giro d’Italia. Nel 1958 vince il Premio Strega con la raccolta Sessanta racconti. Accanto all’attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedica alla pittura e al teatro, curando anche le scenografie delle sue rappresentazioni. Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo vedono collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, progetto che il regista insegue tutta la vita, e che non viene mai alla luce. Muore a Milano il 28 gennaio 1972.

fonti:
*Oscar Mondadori @oscarmondadori.it/approfondimenti/il-deserto-dei-tartari-dino-buzzati/
**Rai Cultura @raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/La-strada-e-lattesa-nel-Deserto-dei-Tartari-di-Buzzati-fca3b163-5994-414b-b1d3-24b2ae7927ea.html