Li zite ngalera – diretta da Leo Muscato in scena al Teatro alla Scala e su LaScalaTv

LI ZITE NGALERA

Commedia in musica in tre atti Libretto di
Bernardo Saddumene
Musica di
LEONARDO VINCI
Prima rappresentazione:
Napoli, Teatro dei Fiorentini, 3 gennaio 1722

Nuova produzione Teatro alla Scala
La rappresentazione del 21 aprile sarà trasmessa in diretta su @lascala.tv.

Prima prova Zite ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Il progetto di riscoperta e rilancio del repertorio barocco italiano inaugurato dal Teatro alla Scala nel 2021 con il successo oltre ogni aspettativa de La Calisto, titolo veneziano di Francesco Cavalli, approda in terra napoletana con Li zite ngalera (“Gli sposi sulla nave”), musica di Leonardo Vinci sugli irresistibili versi in lingua partenopea di Bernardo Saddumene: cinque rappresentazioni dal 4 al 21 aprile per un’opera e un compositore mai ascoltati al Piermarini. Il 21 aprile sarà trasmessa in diretta su @lascala.tv

La trama, commenta il regista Leo Muscano (Eng Sub)

La messa in scena, commenta il regista Leo Muscano (Eng Sub)

La comicità trascinante giocata su equivoci e travestimenti e la felice caratterizzazione di ambienti e personaggi sono affidati all’estro registico di Leo Muscato – che ha conquistato il pubblico scaligero con il Barbiere di Siviglia diretto da Riccardo Chailly nel 2021 e che si avvale delle scene di Federica Parolini e dei costumi di Silvia Aymonino – e alla sapienza musicale di uno specialista come Andrea Marcon,che dirigerà musicisti dell’Orchestra della Scala su strumenti originali cui si aggiungeranno componenti de La Cetra Barockorchester.

immagine da Li zite ngalera

In palcoscenico un cast giovane, spigliato e in buona parte madrelingua con Raffaele Pe al debutto scaligero, Chiara Amarù, Francesca Pia Vitale, Francesca Aspromonte, Marco Filippo Romano, Antonino Siragusa, Filippo Mineccia, Filippo Morace, Alberto Allegrezza e Fan Zhou.

Il compositore

Nato a Strongoli, nei pressi di Crotone, in una data imprecisata dell’ultimo decennio del ‘600, Leonardo Vinci si forma a Napoli, al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, ed entra al servizio del principe di Sansevero. Scrive opere per i principali teatri di Napoli, in particolare per il piccolo Teatro dei Fiorentini, e diviene insieme a Leonardo Leo l’autore più ricercato nel genere della “commeddeja pe museca”, piccola opera comica o sentimentale ricca di spunti naturalistici attinti dalla brulicante vitalità delle strade cittadine. La fama crescente lo porta a cimentarsi con l’opera seria nelle maggiori città italiane: nel 1724 è a Roma con Farnace (in cui canta Farinelli) dove tornerà nel 1726 con La Didone abbandonata e nel 1730 con Artaserse, entrambe su versi di Metastasio, e nel 1725 è a Venezia con Ifigenia in Tauride. Nel 1725 entra nella Cappella Reale di Napoli dove resta, fino alla morte avvenuta nel 1730 in circostanze mai chiarite: si parlò di un avvelenamento.

immagine da Li zite ngalera

L’opera (ovvero commeddeja pe museca)

Li zite ngalera, rappresentata al Teatro dei Fiorentini il 3 gennaio 1722, è la prima commedia per musica della quale sia sopravvissuta la musica. L’autore del libretto è Bernardo Saddumene, pseudonimo di Andrea Bermures. La commedia di Vinci ottiene alla prima rappresentazione e alle numerose riprese un successo tale che quasi tre anni dopo, alla fine del 1724, si considerò un investimento sicuro riproporre su un altro palcoscenico, quello del Teatro della Pace, questo spettacolo che aveva fatto impazzire tutta Napoli. Un successo ripetutosi nel 1729 al Teatro Capranica di Roma in una versione rielaborata in lingua toscana dallo stesso Saddumene con musica arrangiata da Giovanni Fischietti, con il titolo La costanza.
L’azione di Li zite ngalera si svolge a Vietri, nei pressi di Salerno, ed è assai complessa. Ruota intorno a quattro giovani amanti dalle voci chiare, Ciomma, Belluccia, Carlo, Titta (rispettivamente tre soprani e un contralto) e a tre vecchi dalle voci scure, Meneca, Col’Agnolo, il capitano Federico (rispettivamente due tenori e un basso). Dopo la sua ripresa moderna nel 1979, si contano sulle dita d’una mano le occasioni di riascolto dal vivo di questa commedia musicale. Da ricordare tra i capitoli della riscoperta le rappresentazioni dirette da Massimo de Bernart al Teatro della Pergola per il Maggio Fiorentino nella revisione e regia di Roberto de Simone nel 1978.

Il direttore

La cosa meravigliosa” – osserva Andrea Marcon in un’intervista a Carlo Mazzini per la rivista scaligera – “è che, in questo modo, il pubblico viene a teatro spinto dalla curiosità di sentire qualcosa di nuovo, e non per titoli di repertorio che conosce a memoria. Perché altrimenti l’unica cosa da discutere è la regia, che diventa la sola novità. Se invece si programmano opere da riscoprire – qualcuno ha mai sentito in teatro la Merope di Geminiano Giacomelli? – si crea nel pubblico la stessa curiosità di chi va al cinema a vedere un nuovo film. Che poi era il senso del teatro già all’epoca.

Marcon ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Per Li zite, nel nostro caso, sono passati esattamente tre secoli dalla prima esecuzione. Oggi possiamo tranquillamente affermare che questa commedia musicale di Vinci si ripresenta fresca, luminosa e vivida. Sono certo che non mancherà di stupire ed entusiasmare il pubblico scaligero”.

La regia

Leo Muscato ha immaginato per Li zite una scena mobilissima (in tutto 36 cambi scena) che alterna diversi ambienti di una locanda sul porto di Napoli. Tutto si svolge in una sola giornata, il martedì grasso, in un intreccio che, fatta salva la differenza linguistica, richiama il teatro di Goldoni.

Nell’intervista a Elisabetta Tizzoni, sempre nel numero di aprile della rivista, commenta: “Con un’opera così si deve partire da zero, iniziando a capire quando e per chi è nata, per quale pubblico è stata concepita. In realtà è nata per il Teatro dei Fiorentini, un teatro popolare nel pieno centro di Napoli che si era specializzato proprio in quegli anni nelle farse comiche in musica. Quindi commedia e musica, non opera lirica come la intendiamo noi. Filo conduttore è l’amore “sbagliato”.

Muscato prima_prova_Zite_ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Tutti amano la persona sbagliata: Belluccia è innamorata di Carlo, lui è innamorato di Ciomma e quest’ultima è innamorata di Peppariello (Belluccia travestita da maschio). È un cortocircuito continuo.

A creare ulteriore comicità, oltre agli amori giovanili ci sono quelli dei vecchi per i giovani: Col’Agnolo innamorato di Ciomma e zia Meneca infatuata di Peppariello. Inoltre era prassi musicale dell’epoca che certi personaggi avessero delle voci sopranili, e quindi troviamo Carlo interpretato da un soprano; Belluccia che, anche se si traveste da Peppariello, è un altro soprano; Titta che è un contralto ed è quindi un’altra voce femminile; mentre zia Meneca è interpretata da un tenore”.

Napoli musicalissima

La Napoli del Settecento – prima spagnola, poi austriaca, infine borbonica – fu la pirotecnica fucina del teatro musicale europeo. Indicata dai philosophes quale patria naturale della musica, proclamata nel 1739 da un visitatore francese «la capitale del mondo musicale», la città di Partenope godette per tutto il Settecento d’un prestigio internazionale indiscusso, fondato sulla ricchezza e sulla molteplicità di un’attività musicale tentacolare, privata e pubblica, religiosa e mondana.

scena_prima_prova_Zite ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

L’alimentava l’eccellenza dei quattro conservatori: nati nel Cinquecento come istituzioni assistenziali dedicate all’educazione di ragazzi orfani e abbandonati, avevano inventato un modello economico virtuoso: la preparazione musicale eccellente degli allievi garantiva loro una professione che a sua volta creava un reddito per i conservatori stessi e un servizio per tutta la comunità.

Così facendo generazioni sempre nuove di compositori e interpreti (cantanti, strumentisti ecc.) da Napoli colonizzarono l’Europa intera, da Lisbona a San Pietroburgo.
E l’ambito titolo di “maestro di cappella napoletano” finì per corrispondere al laureato ad Harvard di oggi. In un contesto tanto effervescente esplose il fenomeno del teatro musicale, nella ricchezza d’una sperimentazione permanente che ebbe tra i prodotti più originali e affascinanti la commedia per musica. La genialità di questo genere sta nella vivacità che compositori come Leonardo Vinci – scomparso ancora giovane, ma dopo aver dominato la scena teatrale dell’Italia intera – seppero conferire alla lingua napoletana, restituendo intatta, in lavori come Li zite ngalera, la fragranza spontanea e seducente di una vita quotidiana profumata di aromi genuini. (R.M.)